Fake follower: la scorretta pratica dei finti fan

Fake follower: la scorretta pratica dei finti fan

Constatato il ruolo sempre più predominante degli influencer, soprattutto in questa nuova epoca post Covid-19, si sta diffondendo su Instagram una pratica molto pericolosa che mette a rischio il ritorno sull’investimento (ROI) delle aziende che investono nell’influencer marketing.

Camuffati da finti Robin Hood del web, perché in realtà non producono bene per nessuno, alcuni influencer sono soliti adottare una pratica particolare, o più propriamente definibile come scorretta e sbagliata, per far crescere sia il proprio profilo che la notorietà dell’azienda che seguono. Si tratta dell’acquisto di fake follower, cioè di profili falsi o inattivi. Al cospetto di chi millanta che in realtà si tratta di follower reali, è lecito rispondere che è impossibile, ovviamente con dati alla mano.

Lo strumento principale per riconoscere la reale veridicità dei follower di un influencer o di un’azienda è l’engagement rate, cioè il rapporto tra le reazioni dei follower (like, condivisioni, commenti) ed il numero dei follower stessi. In linea di massima, un profilo di successo dovrebbe avere circa tra il 3% ed il 5% di engagement rate. Se il dato è sotto al 2% significa invece che il profilo in questione sta acquistando fake follower. In aggiunta a questo parametro, un altro elemento per smascherare questa pratica è il controllo delle persone che hanno messo like ai post e il numero commenti. In particolar modo, difficilmente se un post ha ricevuto circa 2.000 mi piace, avrà meno di 30 commenti.

I fake follower come minaccia per il ROI L’utilizzo della tecnica dell’acquisto dei fake follower pregiudica in modo permanente il profilo, nonché la reputazione di influencer ed aziende, andando fortemente ad impattare sul ritorno dell'investimento. Si tratta quindi di una pratica decisamente non conveniente, oltre che dannosa. Ma come impattano i follower finti sul ROI di un’azienda?

Al di là delle possibili implicazioni a livello legale o in aggiunta anche alla violazione delle policy delle piattaforma, quest’attività si rivela molto pericolosa per l’asset aziendale. I fake follower non sono veri utenti e questo significa che i post vengono etichettati dall’algoritmo di Instagram come contenuto di pessima qualità o peggio ancora, nel caso nel quale i follower siano tutti fake, archiviato come spam. Quindi, di fatto il budget che le aziende investono per una campagna di influencer marketing è sprecato, in quanto non genera ritorni sull’investimento (ROI) concreti. Si pregiudica quindi la probabile buona riuscita di campagne vere di influencer marketing, e soprattutto di compromettere l’immagine del brand, trasmettendo un messaggio sbagliato e falsato dell’azienda stessa.

La reputazione online passa anche attraverso un profilo online veritiero, che viene alterato da queste attività illecite. Nel caso specifico, il danno è doppio un quanto sia l’azienda che l’influencer rischiano di vedere la loro fama perdere quota vertiginosamente.

Fortunatamente è una pratica che con il tempo vede meno adepti, anche grazie all’espansione dei micro e nano influencer che hanno un seguito veritiero, proprio perché parlano al cuore dei follower, e alla nuova tecnologia che ha permesso di dar voce a tutte le realtà.

Gli unici Robin Hood del web sono quindi le aziende e gli influencer veri, che rubano follower ai grandi per divulgare e promuovere contenuti più autentici ed empatici. 

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